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Bentornati su Storymancer! Ricominciamo con la pubblicazione dei racconti per il nostro setting di scrittura condivisa: L’Edicola delle Storie (Im)perfette. Il progetto è nato durante la live su Twitch de Il Ruolo delle Storie, la nostra rubrica sulla narrativa, andata in onda il 25 settembre 2020.
Per la sua prima stagione, ricordiamo i racconti di Simone Miraldi (aka Doctor Nowhere): Il Giornale a Metà; e quello di Roberto Villa, intitolato Il Venditore di Sogni.
Per la seconda stagione, denominata Racconti al Buio e ideata con la partecipazione dei nostri amici e patner di Scripta: Pietro Sgherzi e Tiziano Ottaviani, invece, i nostri partecipanti non hanno solo scritto dei racconti, ma li hanno anche editati!
Ricordiamo: cos’è l’Edicola?
L’Edicola delle Storie (Im)perfette è un setting condiviso per racconti di realismo magico. Tra le ispirazioni ci sono Italo Calvino, Stefano Benni, Dino Buzzati, Stephen King, ma anche Dylan Dog e Piccoli Brividi.
Elemento focale di questa ambientazione è l’Edicola: un luogo misterioso che cambia aspetto in base all’epoca e al luogo in cui compare. Chiunque la visiti vi troverà non ciò che vuole, ma ciò di cui ha veramente bisogno: saranno clienti dalla storia (im)perfetta e, in quanto tale, migliorabile.
A tentarlo sarà l’Edicola stessa, o il suo proprietario: un individuo che non si mostra mai del tutto. Sarà riconoscibile da un gesto, o da un particolare, ma il suo volto e la sua identità rimarranno segreti. Lo faranno con un oggetto all’apparenza mondano, o per il tramite di un fenomeno magico.
Quale che ne sia il ruolo, la magia va sempre calata nel reale: è un’allegoria, o una metafora, che rompe la realtà senza mai sfuggirne del tutto. Non saranno dunque adatti i mondi fantasy, che siano ambientati nel passato o nel futuro; la base è sempre la quotidianità del nostro mondo e, di conseguenza, il setting dovrà sempre essere realistico e immaginabile.
Il Trepunte Bianco
Autore: Simone Miraldi (aka Doctor Nowhere)
Editing: Roberto Villa
Inspiro.
Profumo di erba bagnata. Sempre, dopo acquacade. Buono.
Gli alati sono tornati a cantare. Bello… buoni.
Panciavuota brontola.
Raccolgo un sasso e mi avvicino agli alberi. Gli alati siedono sui rami come frutti maturi. Allungo braccio per lanciare, ma un alato gracchia e spiccano tutti il volo.
Mi hanno visto.
Li seguo allontanarsi. La Grande Luce è quasi al punto più alto del cielo.
È tardi.
Soffia un alito di vento, e mi stringo nella pelliccia. Devo trovare qualcosa da mettere sotto i denti, in fretta.
Stringo forte il granbastone e mi muovo tra il verde come un dentilunghi in cerca di preda.
Un ramo spezzato ai miei piedi, un ciuffo di pelo nel cespuglio.
È vicino.
Foglie copre segnodizampe. Sento freddodentro, ma non posso tornare a mani vuote.
Sposto le foglie con molta attenzione…
Ah-ha! È animale mangialegno, colore di nuvola piena di acquacade, larga coda e grossi denti. È poco più grande di mio braccio, ma meglio di niente.
Già visto, già perso per soffio: è animale veloce. Devo essere più veloce.
Mi acquatto, preparo il salto. Animale è molto attento, fiuta l’aria, ma io sono controvento. Balzo in avanti, e schiaccio granbastone a terra con tutta mia forza. Osso si spezza, squittio di dolore.
L’ho preso! Urlo di soddisfazione.
Piccolo animale ha petto schiacciato. Si dimena, rantola, tenta di mordere, ma ormai è mio. Lo finisco con un colpo su testa.
Mi siedo, soddisfatto per mia caccia. Vicino a animale ci sono bacche colore di sangue, stesse di cespuglio. Animale stava mangiando. Le prendo: hanno odore che punge. Forse buone. Sciamano sa di sicuro.
Prendo altre bacche da cespuglio e metto dentro di foglie fresche.
Sospiro e guardo cielo.Ho bacche, ho animale: voglio tornare, ma Grande Luce è ancora alto, e animale troppo piccolo per panciavuota di tribù, e bacche poche.
Altri cespugli non hanno bacche e, intorno, solo fiori ed erba. Alberi non hanno frutti fin sopra di collina. Collina! Forse cibo è dietro, e di sopra si vede più lungo. Salgo.
Lungo salita è pieno di fiori: colore di sangue, di nuvola di giorno sereno, colore di cielo… alcuni sono di colore di tramonto.
Ne prendo un po’. Odore buono. Magari piacciono a donne di tribù.
Arrivo in cima. Verso giù, alberi sempre meno e, poi, grande prato e lungo acquacorre che brilla sotto Grande Luce.
Acquacorre buono da bere. Anche animali sanno. Caccia facile. Buon posto per tribù.
C’è però cosa strana: vicino acquacorre c’è grosso sasso trepunte bianco bianco. È lontano ma grosso anche da qui. Mai visto così grande.
Forse è sasso magico, forse magia cattiva… però qui valle verde: c’è acquacorre, c’è vicino foresta, e a tribù serve nuovo campo.
Vado, piano piano, senza mai togliere sguardo da trepunte.
Più mi avvicino, più trepunte diventa grande.
Adesso è alto circa metà di albero, e largo quanto tronco caduto. Cosa più strana: in alto ha buco di forma quattropunte.
Forse davvero sasso magico.
Allungo la mano, poi la ritraggo. Sciamano dice che succede brutte cose se offendi gli dei.
Lascio il granbastone e mi inginocchio. Poggio testa a terra e chiedo a Cielo e a Grande Luce permesso di toccare trepunte di sasso bianco.
Lo sfioro. È liscio, più di altri sassi, anche sassi di acquacorre.
Magia potente.
Poggio anche altra mano, le struscio lungo faccia di sasso. Oltre c’è altra faccia con buco. Continuo: anche qui è liscio.
Arrivo a terza faccia e balzo indietro. Qui buco quattropunte è in basso. È buco lungo e stretto, più alto di me, e dentro c’è… tronco!? Strano tronco di albero: è piatto, con stessa forma di buco quattropunte.
Corro a riprendere granbastone. Sicuro c’è spirito maligno.
Allungo granbastone e tocco tronco quattropunte. Lato di tronco rimane attaccato, altro scivola verso l’interno e fa rumore, come sbadiglio di animale piccolo.
Spero che non è suono di spirito.
Ho paura. Voglio andare da tribù a chiamare altro guerriero. Faccio passo indietro.
«Chi c’è?», voce viene da dentro di trepunte.
Allora spirito non è in tronco! Forse trepunte è sua casa e io disturbato.
Io disturbato…!
Occhi mi cadono su preda, poi dietro verso collina. Spirito sicuro più veloce di animale veloce. Prego forte Grande Luce che non è spirito cattivo, ma stringo il granbastone. Più sicuro.
«Io Maruk. Tu chi sei?». Silenzio.
Mie mani sono fredde ma non per vento. Mi preparo a fare salto di lato, come quando attaccato da dentilunghi.
«Ah, certo», voce di spirito è irritata, «vieni dentro, dai».
Non è buona idea. Sicuro io ho offeso prima. Indietreggio, senza togliere occhi da trepunte. Erba è ancora bagnata, anche sassi ancora bagnati. Scivolo, e casco in terra come frutto marcio. Per un attimo tutto è cielo.
«Che diavolo stai facendo lì per terra?», voce di spirito è vicina.
Pancia dice di scappare e schiena fa male, ma è prima volta che incontro spirito. Mi sollevo un poco, solo resisto di guardarlo in faccia.
Ho sbagliato.
Trepunte bianco brilla di Grande Luce e spirito, in piedi davanti, ha colore di ombra. Luce fa male a occhi. Anche piede fa male ma spirito fa più male: mi metto in ginocchio.
«Oh, spirito», poggio la fronte a terra, «Perdonami. Non volevo invadere tua valle, né toccare tuo trepunte bianco».
«Trepunte?», pausa, «Ah, la piramide. Quasi dimenticavo che qui ha questa forma».
Pi-ram… , qui, come qui!? Spirito molto forte se muove Trepunte. Trepunte grosso.
Premo la fronte a terra ancora di più, «Spirito, ti prego, risparmia me, spirito, ti prego–».
Spirito picchia piede a terra. Acqua di erba mi schizza sui capelli. «La vuoi finire?», grida.
Mi faccio più piccolo.
Spirito sospira, e suoi passi si allontanano.
Per cinque respiri sento solo vento che soffia. Se n’è andato, è sicuro?
Sbircio.
Spirito è seduto a base di sua… piradime? Troppo difficile. Grande Luce più debole, forse coperta da nuvola. Trepunte non brilla più e spirito preso nuovi colori. Tanti colori.
Mi sollevo. Suoi piedi sono neri e senza dita, lisci come trepunte. Ogni piede ha due piccoli vermi neri stretti tra loro come in lotta, ma sono fermi immobili, morti. Sue gambe sono verdi scuro, e così parte di suo petto.Triangolo sopra di petto, vicino a collo, è bianco, con sassolini al centro, uno sotto l’altro. Anche sue braccia sono bianche, e hanno ciascuna un sasso nero in fondo. Sue mani sono come mie, anche se più piccole e senza peli.
Ha testa tra mani, come quando sono triste.
«Perché triste, spirito?». Mi dispiace, se è colpa mia.
«Lascia stare», borbotta. Alza mani a cielo, «Tu non hai idea di che significhi, vero? Apparire di qua, di là, avanti, indietro, mi sembra di girare come una trottola!».
Aggrotto le sopracciglia. Cos’è che rotola?
«Lo so che l’Edicola ha bisogno di un Edicolante, ma non ne posso più. Sono stanco. Non faccio altro che guardare mentre lei», suo dito indica trepunte, «Dà a tutti ciò di cui hanno bisogno… a volte vorrei che desse agli uomini ciò che meritano. Ho visto tanto di quel marciume… troppo. Ho visto troppe cose brutte».
Non capisco, ma sono triste che spirito è triste.
Prendo piccolo animale che ho cacciato e bacche e fiori che ho raccolto.
«Spirito», esito, poi allungo la mano, «prendi questa offerta. Non è molto, ma non ho altro. Attento a bacche, non so se sono buone. Se stai male puoi venire con me a tribù, forse sciamano può aiutare».
Spirito mi guarda tutto fermo, come cornarami quando sente rumore. Io già cacciato cornarami e rimango fermo anch’io. Poi suo sguardo cambia, si alza, e si avvicina a miei doni. Sua mano si allunga oltre a bacche e animale e prende fiore del colore di tramonto.
«Grazie», sua voce trema, ma non è tremare brutto, di fuocodentro, o di prima caccia. Anzi, sorride. L’altra sua mano corre a viso. «Grazie, Maruk. Tieni la tua preda e le tue bacche, ne hai bisogno. La tua tribù ne ha bisogno molto più di me».
Si porta fiore a petto, e lo appoggia sopra cuore. Fiore non cade.
«Porterò questo dono nei miei viaggi, gentile Maruk, e mi ricorderò di te… e il pensiero di un uomo che ha fame capace di donare il suo cibo mi aiuterà a credere che forse l’umanità non è così malvagia… ma che ha solo bisogno di un consiglio, o di un’aggiustatina».
Spirito ridacchia e si avvicina, ma non ho paura. Mette mano su mia spalla, «questa valle è per te e per la tua gente. Io e il mio trepunte spariremo per sempre. Ti auguro buona caccia e buona vita, Maruk».
Chino la testa, lui china la testa.
Ho capito molto poco, ma ha detto che possiamo usare valle.
È stata ottima giornata.